Questo il testo dell’intervento svolto da Piergiorgio Licciardello in apertura di seduta del Consiglio Comunale di Bologna del 17 ottobre 2016, sul tema occupazioni e sgomberi.
Lo sgombero della scorsa settimana in via De Maria conclude sperabilmente una stagione di “grandi occupazioni”, ristabilendo, nei fatti, il piano della legalità.
È questo un elemento importante perché il rispetto delle regole costituisce il requisito fondamentale sul quale costruire un percorso futuro di proposta.
È chiaro ed evidente che aver liberato uno stabile non rappresenta la soluzione di un problema ma deve essere altrettanto chiaro che costituisce un punto da cui partire per cercare soluzioni.
Correttamente l’assessora Gieri, nel suo intervento al QT di venerdì ha parlato della necessità di creare un patto con la città, per prendere in carico e dare risposta alle esigenze.
Ma, per definizione, un patto si basa su regole condivise.
Patti chiari con tutte le forze coinvolte.
“Patti chiari, amicizia lunga” dice la saggezza popolare.
Patti chiari che devono esserci con le forze dell’ordine, nei confronti delle quali deve cessare, da parte della politica, un atteggiamento “bipolare” dove un giorno si chiede maggiore interventismo (ad esempio in piazza Verdi o piazza Aldrovandi) e il giorno dopo,magari, ci si erge semplicisticamente a giudici e si punta il dito sulla modalità di azione. L’uso improprio, ingiustificato ed eccessivo della forza è da censurarsi ma non si può far finta di pensare che uno sgombero possa essere privo di tensioni e rischi.
Prevenire lo sgombero è la via. E per prevenire gli sgomberi il primo passo è prevenire le occupazioni.
La prevenzione non può che partire da un messaggio chiaro, che costituisce la base imprescindibile del patto nei confronti dei cittadini: mai, in nessun modo e per nessuna tipologia, un’occupazione può essere una scorciatoia rispetto a chi rispetta le regole, nel chiedere una casa o uno spazio.
Se viene meno questo principio viene meno l’autorevolezza della pubblica amministrazione e, di conseguenza, viene meno il patto.
L’autorevolezza e affidabilità del contraente pubblico sono il requisito fondamentale per coinvolgere nel patto anche altre realtà o enti, nonché privati cittadini, che potrebbero mettere a disposizione spazi per dare risposte all’emergenza abitativa.
Approcciare chi possieda degli spazi inutilizzati sventolando il fantasma della “speculazione” non è l’approccio corretto.
È necessario analizzare per quali ragioni gli spazi siano inutilizzati (a partire dall’accertamento del fatto che siano effettivamente tali, e non è scontato) e valutare quali siano gli spazi di accordo, di incentivo (ma anche penalizzazione, se necessario), per creare le condizioni perché questi spazi vengano resi disponibili.
Insomma, lavorare sulle regole del gioco perché questo è il compito della politica a tutti i livelli.
Non già decidere se e sotto quali condizioni le regole si possano violare ma intervenire e correggere le regole quando non rappresentano adeguatamente la realtà .
A Bologna le risorse non mancano, per dare risposta ai numeri di cui stiamo parlando, a patto di saper, come SINISTRA, opporre la parola “progetto” a chi spesso abusa della parola “lotta”.