Il Partito Democratico, il nostro partito, è una forza politica larga, nella quale convivono punti di vista diversi che devono sempre più trovare sintesi operative, capaci di produrre proposte di governo adeguate ad affrontare con responsabilità ed efficacia i tanti problemi che ci circondano. Un partito che ha visto confluire storie e culture politiche differenti, unite nell’atto di sottoscrivere principi e valori codificati nei documenti fondativi. Nel rinnovare piena e convinta adesione a tali principi e valori, noi del gruppo PerDavvero riteniamo che il prossimo congresso provinciale sia un’occasione preziosa per fare un passo avanti, a 10 anni dalla fondazione, nella definizione della natura progressista e della missione riformista proprie del Partito Democratico.
Un passo avanti che ha bisogno di parole chiare e di proposte concrete su alcuni temi decisivi, su cui si gioca la nostra credibilità. Per questo è importante individuare i punti specifici su cui la situazione storica e il contesto economico e sociale ci sfidano, in particolare a livello locale. Per noi sono 5 punti, chiari e distinti, che riguardano la società, la politica, il partito, le istituzioni. Li proponiamo come snodi chiave per orientare il confronto congressuale interno, e anche come spunti per un dibattito pubblico, al quale auspichiamo prendano parte attori sociali, voci indipendenti della comunicazione e risorse intellettuali e culturali del nostro territorio, che siamo pronti e interessati ad ascoltare.
1) Coniugare solidarietà e sicurezza, diritti e doveri
La crisi economica del paese, diventata crisi sociale, ha peggiorato la condizione di tanti cittadini. Alle persone che sono nel bisogno va dato certamente un aiuto, ma questo non deve avere carattere assistenzialistico permanente, bensì temporaneo e mirato a permettere a chi lo riceve di uscire dallo stato di marginalità sociale, e di farlo mediante il lavoro, unica arma efficace e sostenibile per combattere la povertà e l’esclusione.
Il nostro obiettivo è infatti una società più giusta e solidale, che può realizzarsi solo nel pieno rispetto della legalità, senza ammiccamenti o indulgenze verso posizioni che pretendono di poter infrangere le regole in nome degli obiettivi da perseguire. La legalità e il controllo del territorio sono gli strumenti per garantire a tutti i cittadini – soprattutto ai più deboli e socialmente indifesi – il diritto alla sicurezza, senza il quale cessano di essere esercitabili molti altri diritti (come quello a sentirsi protetti nella propria abitazione, a uscire di casa trovando un ambiente urbano decoroso, a gestire bar o negozi senza rischiare la propria incolumità, a poter dormire di notte, eccetera). Questo è un tema essenziale, e la scelta di non assumerne l’importanza, la gravità e l’urgenza non è di sinistra. La capacità di una comunità a far rispettare le regole è anche premessa essenziale per poter essere accoglienti e inclusivi, perché accogliere e integrare presume un tessuto civile coeso e capace di convivenza. Questo tema investe l’uso dei beni comuni, la lotta al degrado, la tutela dei cittadini vittime di reati e di comportamenti incivili, e l’immigrazione. E spinge alla promozione di un welfare inclusivo, capace di declinare sempre insieme diritti e doveri.
2) Ritrovare l’indipendenza della politica
Per guidare in modo autorevole la società e l’economia, la politica deve essere e dimostrarsi indipendente. Per questo le porte girevoli fra alcuni mondi economici e una parte della politica locale ci pongono un problema. Chi assume un incarico politico dovrebbe avere una propria professionalità autonoma dalla politica, sia per portare nel partito la sua esperienza professionale e sociale, sia per essere più libero nelle sue scelte politiche. In troppi casi infatti abbiamo visto all’opera, nella storia recente di Bologna, una politica accondiscendente rispetto agli interessi (legittimi, ma di parte) di alcuni attori economici. Una politica che non ha saputo dire i “sì” e “no” necessari per tutelare pienamente l’interesse pubblico. Per operare davvero una svolta, e poter guidare i progetti di sviluppo economico messi in campo dal mondo imprenditoriale e cooperativo armonizzandoli con l’interesse collettivo e l’equità sociale, abbiamo il dovere di analizzare sul piano politico (non giudiziario) alcune vicende critiche che abbiamo vissuto – soprattutto in tema di pianificazione e infrastrutture: Civis, People Mover, Idice e altri ancora – per evidenziare gli errori da non ripetere e trarre indicazioni politiche concrete per il futuro.
3) Accrescere la trasparenza nella gestione del Partito
Il partito deve essere una casa di vetro, in primo luogo verso gli iscritti. Per questo non è mai abbastanza la trasparenza nella gestione economica del partito, delle feste e delle iniziative, e nei rapporti con associazioni, fondazioni e società operanti nell’indotto. Servono indicazioni chiare ai circoli, nel tesseramento, nella gestione dell’albo degli elettori, e serve un ritorno tangibile sui territori dei contributi del 2×1000. I funzionari di partito devono essere a tempo determinato e legati al mandato della segreteria che li nomina, per evitare il formarsi di una “casta” staccata dai problemi reali del mondo del lavoro e spesso incapace di comprenderli. Anche per questo è essenziale che la figura del segretario abbia competenze proprie, autonomia dalla politica nel proprio sostentamento e forte credibilità personale.
4) Aumentare il coinvolgimento per orientare le decisioni
Il dibattito congressuale sul Partito non deve essere né il “secondo tempo” del congresso nazionale, né una ricerca ombelicale di presunte identità perdute. Il PD infatti, all’atto della sua fondazione dieci anni fa, è stato in grado di richiamare anche persone della società civile alla prima esperienza di partecipazione attiva alla politica.
Se oggi l’adesione ai partiti ha perso di interesse, la ragione non è semplicemente da ricercarsi nei ricambi generazionali o negli strumenti tecnologici. E’ una semplificazione eccessiva pensare che i millenials si intercetterebbero con i social networks mentre il volontariato alle Feste sia appannaggio delle vecchie generazioni. E’ una categorizzazione che non regge, guardando alle tante esperienze di volontariato in grado di coinvolgere attivamente molti giovani.
Un partito, per essere interessante, deve creare gli spazi di discussione e permettere di dare riscontro diretto all’impegno che viene profuso, in particolar modo agli iscritti, che sono innanzitutto cittadini la cui esperienza è preziosa per sintonizzare le priorità del nostro partito. Lo statuto del PD prevede già strumenti di partecipazione e di formazione democratica delle decisioni politiche. Il compito del futuro Segretario, quindi, non è inventarsi ricette miracolose quanto piuttosto impegnarsi nel rendere operativi gli strumenti esistenti, promuovere consultazione degli iscritti e dei circoli sulle questioni importanti per il territorio, riattivare i Forum tematici come luoghi di partecipazione, elaborazione programmatica e supporto al governo di settori importanti – dalla scuola alla sanità, dall’urbanistica alla mobilità – nel governo del territorio.
5) Affrontare senza timore il tema della governance Metropolitana
Tutte le scelte strategiche importanti che abbiamo davanti riguardano non la sola città di Bologna ma l’intera area metropolitana. Ne sono esempio chiaro le vicende del Passante e le contraddizioni rispetto al SFM, come nel caso dell’interramento della Bologna–Portomaggiore.
La difficile sintesi delle esigenze dei diversi territori e il superamento della dicotomia tra la città e i resto del territorio pone in maniera seria il tema della governance dell’area metropolitana. Tema chiave è il ruolo e la modalità di elezione del Sindaco Metropolitano, oggi scelto dai cittadini del capoluogo e “subìto” da quelli degli altri comuni metropolitani. Occorre altresì dare effettivi poteri e chiare funzioni alla Città Metropolitana.
Oltre al futuro di Bologna, va messo a fuoco anche il ruolo di vaste aree del territorio esterno, pensando al futuro della montagna, della zona pedemontana, delle aree di pianura. In questo contesto va collocata una visione strategica sulle fusioni dei comuni: nel salvaguardare l’autonomia dei percorsi e delle scelte dei territori, è opportuno elaborare criteri-guida sulla base delle esperienze intraprese. Sul piano politico, occorre anche creare le condizioni per superare l’ormai antistorica separazione tra la federazione di Bologna e quella di Imola.
Su questi temi, il nuovo Segretario del Partito Democratico dovrà impegnarsi ad approfondire l’analisi politica, promuovendo un ampio confronto con gli iscritti dell’area metropolitana, per arrivare a definire strumenti e percorsi che meglio rispondano alle esigenze del governo del territorio.