L’11 luglio, in occasione dello svolgimento del Direttivo del Partito Democratico di Molinella, è stato presentato dalla Segreteria del Partito per voce del Segretario Marco Calcinai, un ordine del giorno su “Immigrazione, integrazione, sicurezza”. L’ODG è stato presentato, discusso e accolto dal direttivo in maniera unanime e unitaria. Di seguito il testo:
“Non possiamo certo dirci soddisfatti dei risultati delle ultime elezioni amministrative, svoltesi in molti territori lo scorso giugno. Assistiamo sgomenti a un dibattito antico e un po’ logoro: cioè su quali alleanze il PD dovrebbe fare o non fare per tornare a essere vincente sui territori. Crediamo sia un dibattito superato dai fatti, poiché il Partito Democratico ha perso in molti territori sia dove si presentava in perfetta solitudine, sia dove si presentava con alcuni alleati, sia dove si presentava con un campo largo e unitario di tutto il centrosinistra. Non è quindi l’alchimia della proposta elettorale, a determinare le sconfitte ma, e di questo noi siamo convinti, l’incapacità e l’impossibilità di presentarci al giudizio degli elettori con proposte chiare, forti e precise su alcuni dei temi che la cittadinanza sente come prioritari in questa fase storica.
Siamo prigionieri dello schema, anch’esso vecchio e usurato, in cui rispetto ai problemi legati a immigrazione, integrazione e sicurezza c’è da una parte la negazione, ormai psichiatrica, delle problematiche connesse (e al conseguente convincimento che il semplice occuparsene sia un’imperdonabile cedimento a destra), mentre dall’altro lato del campo ci sono gli slogan beceri di chi su questi argomenti conquista un facile consenso basato sulle paure dei cittadini.
Crediamo che nel mezzo tra queste visioni del mondo (che riteniamo assai limitate) ci debba essere lo spazio politico per una proposta sul merito dei problemi: che non rincorra né chi vuole negare e minimizzare problematiche di portata storica, né chi le affronta con urla belluine e slogan populisti.
Pensiamo sia ora di affermare, molto sinteticamente, che a fronte di una situazione di sbarchi crescenti, che quest’anno sforeranno la soglia psicologica dei 200.000 arrivi, a fronte di proiezioni che danno la popolazione africana quadruplicare nei prossimi 80 anni (passando da 1,1 miliardi di abitanti a più di 4 miliardi) non possa ovviamente essere il solo Stato italiano a farsi carico dell’accoglienza e dei costi ad essa collegati. Ancor prima di una questione morale, è una questione logistica: così il sistema non regge.
Pensiamo sia ora di affermare che la fase successiva a quella dell’accoglienza, cioè l’integrazione, debba ribadire con più forza che in Italia c’è una Costituzione che sancisce bene la forma e i ruoli che tutti sono chiamati ad avere nella società: la parificazione di diritti tra uomo e donna, la libertà di opinione e stampa, l’assetto democratico del paese in cui c’è una netta separazione tra credo religioso e Stato. Sono tutte conquiste che hanno caratterizzato (anche) la storia del centrosinistra italiano. Sono punti fermi che non possono essere messi in discussione dall’esistenza di “zone grigie” in cui le regole dello Stato valgono un po’meno. L’integrazione parta da qui: dal riconoscimento, da parte di chi arriva, delle regole base ( e aggiungiamo noi: di civiltà) del nostro paese, che si colloca per storia, cultura e tradizione nell’alveo della democrazia europea e occidentale.
Pensiamo sia ora di affermare che le problematiche di sicurezza, innanzitutto sociale (ma non solo), legate ad una mancata risposta della politica, abbia fatto crescere un distacco crescente tra chi vive nelle tante periferie urbane del nostro paese (che guarda caso, hanno cominciato a votarci sempre meno negli ultimi 20 anni, dati alla mano) e chi quel distacco ha il dovere di accorciare.
Pensiamo sia ora di affermare che, la missione politica del Partito Democratico, oltre a lottare e raggiungere molti traguardi in questi anni sul tema dei diritti (unioni civili, legge sul dopo di noi, legge contro il caporalato, ius soli oltre al recente dispositivo in discussione contro la tortura) sia quella di mettere in campo una visione della società dove i doveri hanno parimenti importanza per la tenuta del nostro Paese.
Se su questi temi il Partito Democratico agirà in maniera confusa o non agirà per nulla, la nostra preoccupazione è che la cittadinanza, dovendo scegliere tra l’assenza di soluzioni proposte dalla nostra compagine politica e le soluzioni, sbagliate quanto si vuole nei toni e nei modi, messe in campo da altre compagini, sceglierà le uniche soluzioni sul tavolo. Riportando al Governo del paese una delle peggiori destre d’Europa. Quella italiana.
A tal fine sia questo documento di sprone per agire in tal senso presso tutte le strutture del nostro partito, siano esse provinciali, regionali, nazionali.”