Grazie presidente,
le notizie di stampa degli scorsi giorni ci hanno raccontato che ci stiamo avviando rapidamente verso un cambio al vertice nella guida di Bologna Fiere.
Alla luce degli articoli e delle dichiarazioni del diretto interessato, sembra infatti essersi conclusa l’esperienza del Presidente Boni alla guida dell’Expo bolognese.
Una guida che è stata caratterizzata da alcune scelte e azioni importanti nonché da alcune operazioni discutibili.
Nella prima categoria possono essere certamente ascritte alcune operazioni verità rispetto all’andamento economico dell’ente a valle della precedente gestione, l’intervento sulla costellazione di controllate e partecipate, figlie di una gestione “antica” (un’azienda per ogni mission) non più in linea con i moderni canoni di management, accordi importanti e nuove manifestazioni nonché, ultima ma non meno importante, ANZI, la rinuncia al piano di espansione edilizio, cavallo di battaglia della precedente gestione per il rilancio dell’EXPO.
Nella seconda categoria, le operazioni discutibili, va senz’altro ascritta la procedura di mobilità per 123 lavoratori, con cui, di fatto, si è inaugurata la presente legislatura.
Ancora oggi non appaiono chiare le ragioni di tale azione, tra l’altro non giustificata dal conto economico dell’EXPO, di cui avremo ulteriore illustrazione nel corso di una specifica udienza conoscitiva richiesta da me e da altri consiglieri, che si terrà il prossimo 5 luglio.
Si rimane sulla dichiarazione dello stesso Presidente Boni, che ha parlato di “mina mobilità” innescata a fronte dell’impossibilità di una riorganizzazione “a livello più alto” che “non mi è stata consentita”.
Frase che, in mancanza di chiarimenti da parte del diretto interessato, si presterebbe ad essere letta anche come riferimento alla valutazione dell’operato del management, piuttosto che ad una operazione sui lavoratori delle strutture operative.
Frase sulla quale è bene riflettere essendo mancata quella valutazione ed essendosi concentrati, in questi mesi, solo su considerazioni legate al costo del lavoro.
Ora si discute della successione.
Non mi appassiona la discussione sui nomi, in logica di veti incrociati o sponsorizzazioni.
E’ evidente che nell’azionariato dell’ente siano rappresentati i principali poteri pubblici e privati di Bologna ed è naturale, quindi, che si guardi a quella scelta anche simbolicamente per comprendere gli equilibri.
Ma ciò premesso, quale che sia la nuova Presidenza, è importante che non si torni indietro sulle operazioni virtuose che abbiamo visto negli ultimi mesi e che non tornino in agenda operazioni che sono state superate dagli eventi.
Ad esempio, è impensabile che si torni ad aprire il fascicolo dell’allargamento del polo, investimento di discutibile valore per l’attività fieristica.
Si vada avanti con la riqualificazione dell’esistente, aumentando spazi ma anche migliorando i servizi, ad esempio tecnologici, punto di debolezza dell’attuale struttura.
Analogamente, è impensabile che si apra nuovamente la vertenza sui 123 esuberi, ma si rimanga sul percorso fino a qui concordato, e cioè il protocollo di accordo firmato in città metropolitana.
Primo obiettivo della nuova gestione sia il rilancio del polo fieristico, attraverso il potenziamento dei servizi e anche nuove idee sull’utilizzo degli spazi e degli asset.
Un esempio su tutti il parcheggio Michelino, che procedendo con l’operazione tram per FICO o sfruttando la stazione SFM 6, potrebbe dare origine ad una porta d’accesso alla città sulla falsariga dell’esperienza fiorentina del parcheggio di Villa Costanza.
Uno sguardo verso il futuro sia dell’expo che della città stessa che un management all’altezza deve saper avere evitando la ricerca di facili scorciatoie o interessi di corto respiro.