Care amiche, cari amici dell’ ANPI,
Siamo donne e uomini che anche quest’anno, forse per la prima volta con molti dubbi, hanno rinnovato la tessera della nostra Associazione.
Lo abbiamo fatto ancora una volta perché crediamo in quella che è la funzione dell’ ANPI nel panorama sociale e politico del Paese, e perché che crediamo in quello che ANPI rappresenta e rappresenterà, fino a quando sarà animata e guidata dalla visione e dallo spirito dei suoi fondatori.
La Costituzione è per tutti noi, iscritti e non, la legge fondamentale che disegna i principi su cui si regge la convivenza tra uguali e il rapporto sociale tra cittadini e Istituzioni; la Carta a cui tutti dobbiamo rispetto, sia per quello che ne è il contenuto, che per il fatto che nei suoi articoli siano state tradotte le aspirazioni e le speranze dei tanti uomini e donne che lottarono e morirono per renderci una Nazione libera e democratica.
Se però il messaggio che quei martiri – e i tanti partigiani e antifascisti sopravvissuti – hanno consegnato ai padri Costituenti fosse stato quello di disegnare una Costituzione scolpita nella pietra e non modificabile per via democratica, quella stessa Costituzione non avrebbe previsto al suo interno la possibilità di farlo, né i percorsi parlamentari da seguire per farlo.
Noi crediamo nella Costituzione, nei suoi principi e nei suoi valori, ma crediamo anche che sia possibile aggiornarla, e che questa riforma – adottata secondo le leggi vigenti da un Parlamento eletto democraticamente – lo faccia in positivo, tenendo conto di quanto il Paese (e lo stesso meccanismo della rappresentanza politica) sia cambiato in questi settanta anni.
Il fatto che l’ ANPI nazionale – che pure in altri momenti ha svolto una funzione preziosa di difesa della Costituzione contro tentativi di modifica in senso realmente involutivo e antidemocratico – abbia non solo preso posizione contro le riforme, ma abbia voluto schierare la sua organizzazione periferica in modo quasi “militare”, dando mandato di costituire un “Comitato per il NO” in ogni territorio, o di aderire ai Comitati esistenti, ci lascia perplessi. Pur dissentendo fortemente nel merito, riconosciamo naturalmente la legittimità “formale e statutaria” della posizione assunta dal Comitato Nazionale dell’ ANPI sul tema referendario, anche se non possiamo fare a meno di sottolineare che un passaggio di tale rilevanza avrebbe meritato un dibattito assai più ampio e approfondito, che nascesse tra gli iscritti e si sviluppasse preventivamente tra le organizzazioni periferiche, mentre oggi viene chiesto con toni ultimativi ai tesserati di conformarsi a decisioni assunte dal vertice della Associazione, e solo successivamente ratificate in sede congressuale.
Quello che ci lascia poi apertamente sgomenti sono i toni della lettera con cui il presidente Smuraglia fornisce alle presidenze provinciali e ai coordinatori regionali l’interpretazione autentica da dare alla posizione nazionale, e spiega quali siano gli inesistenti margini di manovra per chi non le condivida:
“… è lecito anche avere opinioni diverse. Altra cosa però sono i comportamenti. È certo che ognuno può pensarla come vuole; ed è altrettanto certo che, quando si voterà, ognuno sarà libero di votare secondo coscienza. Si può andare più in là di questo? C’è da ritenere di no, perché altrimenti ne andrebbe della stessa immagine dell’ ANPI. Ovviamente, non sarà “punito” nessuno per aver disobbedito, ma è lecito chiedere, pretendere, comportamenti che non danneggino l’ANPI e che cerchino di conciliare il dovere di rispettare le decisioni, con la libertà di opinione. Si può, ufficialmente e con delibere formali (anche congressuali) rifiutare di aderire ai Comitati per il NO? E si può costituire od aderire ad un comitato per il SÌ? A nostro parere non si può, per le ragioni su indicate.”
Pur nel rispetto delle funzioni statutarie, non possiamo comprendere né accettare la coercizione della libertà di espressione insita in tali direttive.
Non possiamo comprendere né accettare il fatto che – a seguito dell’emergere sulla stampa nazionale di posizioni diverse rispetto alla posizione “ufficiale” ANPI – siano state avviate procedure disciplinari (contraddicendo, peraltro, il testo stesso citato sopra) nei confronti di dirigenti locali di primo piano della Associazione.
Non possiamo comprendere né accettare che l’Associazione a cui apparteniamo – che proprio per sua natura dovrebbe giocare nel campo della politica “alta”, restando fuori dalle beghe del partitismo e del movimentismo – scelga di arruolarsi in una battaglia dal contenuto e dalle finalità discutibili – accanto a destra, antipolitica e populismi vari – e lo faccia adottando una linea coercitiva della libertà di opinione dei propri iscritti, mettendo così a repentaglio l’autorevolezza e la credibilità conquistate grazie al sangue dei Partigiani che hanno combattuto proprio perché nel nostro Paese si affermassero la libertà di pensiero e la democrazia.
Chiediamo quindi che sul tema della riforma della Costituzione si discuta, e che lo si possa fare liberamente anche all’interno della Associazione, con pari dignità di tutte le visioni. Di più: che la discussione documentata e consapevole all’interno dell’ANPI sia stimolata e valorizzata, e non impedita d’autorità, prestandosi ai giochi di chi utilizza la campagna referendaria per fini politici che vanno al di là del quesito.
Chiediamo che questa discussione possa essere condotta e resa pubblica senza il timore di “conseguenze disciplinari” all’interno di ANPI per avere esercitato il diritto elementare alla libertà di pensiero, tanto più in quanto aderenti ad una Associazione che dell’esercizio di tale diritto dovrebbe fare la propria ragion d’essere, e il proprio motivo di sopravvivenza nel momento in cui venisse a mancare la testimonianza dell’ultimo Resistente.
Chiediamo che questa discussione possa essere affrontata in piena democrazia, senza diktat, evitando di brandire statuti e regolamenti come armi, avendo al primo posto il bene del nostro Paese.
Perché vogliamo dire alto e forte che l’ANPI siamo anche noi.
Noi che dedicheremo tempo ed energie ai Comitati per il SÌ. Noi convinti che le riforme siano state pensate nell’interesse dell’Italia e dei suoi cittadini.
Noi che al referendum di ottobre voteremo convintamente SÌ.
GianLuigi Amadei – Bologna ‘Saragozza’
Carla Rimondi – Monte San Pietro (BO)
Carlo Sinigaglia – Sasso Marconi (BO)
Loretta Serra – San Giovanni in Persiceto (BO)
Leonardo Di Michele – Budrio (BO)
Andrea Pinardi – San Pietro in Casale (BO)
Andrea Zaghi – Bologna ‘San Donato’
Ermanno Tarozzi – Bologna ‘Porto’
Luca Grasselli – Bazzano (BO)
Fabrizio De Giacomi – Monte San Pietro (BO)
Laura Degli Innocenti – Isoverde (GE)
Antonio Pace – Tolentino (MC)
Alessio Mugnaini -Montespertoli
Aldo Luciani – Presidente Sezione ‘Nomentano’ Roma
Francesca Ardigò in Cavallaro – Bologna ‘Saragozza’
Gianni Pellegrini – Sasso Marconi (BO)
Danilo Zacchiroli – Anzola Emilia (BO)
Daniela Volta – Castelmaggiore (BO)
Andrea Lodovici – Camponogara (VE)
Flavio Lodovici – Camponogara (VE)
Agostino Rocco – Racconigi (CN)
Carlo Mariani – Brugherio (MB)
Pierino Fumagalli – Vimercate (MB)
Maurizio Montanari – Monza
Corrado Sacchi – Bologna “Savena”
Roberto Sanson – Racconigi (CN)
Fiorentino Marco Lubelli – Bologna “Porto”
Gabriella Toselli – Ozzano dell’Emilia (BO)
Remo Pancaldi – Budrio (BO)
Giacomo Rosso – Racconigi (CN)
Ezio Cavallero – Acqui Terme (AL)
Aristide “Beppe” Belinelli – Bologna “Porto”
Renato Sala – Cornaredo Settimo Milanese (MI)
Patrizia Scicchitano – Cornaredo Settimo Milanese (MI)
Loris Marchesini – Anzola dell’Emilia (BO)
Alfredo Mezzetti – Segretario Pieve di Cento (BO)
Giorgio Isotti – Venezia “Sette Martiri”
Fernanda Busi – Montichiari (BS)
Pasquale Maiorano – Racconigi (CN)
Felice Granato – Racconigi (CN)
Remo Pancaldi – Budrio (BO)
Gabriella Toselli – Ozzano dell’Emilia (BO)
Fiorentino Marco Lubelli – Porto
Danilo Zacchiroli – Anzola Emilia (BO)
Agostino Rocco – Racconigi (CN)
Giacomo Rosso – Racconigi (CN)
Roberto Sanson – Racconigi (CN)
Pasquale Maiorano – Racconigi (CN)
Felice Granato – Racconigi (CN)
Paolo Peotta – Saluzzo (CN)
Fraschini Gianmario – Cornaredo Settimo Milanese (MI)
Adriano D’Amore, Lucca *
Alessandra Nieri, Lucca *
Stefania Bracali, Castelfiorentino (FI) *
Eugenio Massolo *
Claudio Franzoni, Correggio *
Giovanni Acerbi *
Pino Lionetti, Palazzolo *
Giorgio De Martin *
Vincenza Lemmo Gallo, Formello *
Laura Cantini, Castelfiorentino (FI) *
Mattia Colli Vignarelli *
Alessandro Cosmi, Aprilia *
Emilio Giovanni Caglio *
Antonio Pace *
Francesco Marzocchini, Vinci *
Alessandro Tebaldi *
Giancarlo Manti *
Monica Salvadori, Castelfiorentino (FI) *
Ennio Tinari *
Flavio Martino, Cuneo *
Aida Tiziana Barisone, Acqui Terme *
Eros Valenti, Modena *
Saverio Bonini *
Maurizio Doppio *
Mariano Professione *
Giovanni Verga *
Daniela Gasparini *
Francesco Contin, Terzo di Aquileia *
Alberto Rotondi *
Sergio Manzon *
Giacomo Bertani Pecorari *
Giuliana Bartolini *
Giorgio Serra – Casalecchio di Reno *
Marco Grassi *
Serena Buti *
Domenico Mucci *
* adesioni arrivate sulla petizione di change.org da persone che si sono qualificate come iscritti all’ANPI
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Buongiorno a TUTTI
leggo alcune ( spero siano solo alcune ) motivazioni del Si al referendum e mi convinco sempre più delle ragioni del NO.
Senza andare in tecnicismi e senza elencare le infinite obiezioni al SI ,sottolineo SOLO una argomentazione assolutamente pretestuosa, superficiale e ingannevole che i promotori del SI portano avanti come un mantra : IL CAMBIAMENTO ???????
Il cambiamento NON è un valore in se stesso !!!!
Volete far passare il messaggio per cui chi non vota SI è per lo status quo. E’ un modo di promuovere le proprie ragioni irrispettoso e offensivo ! oltre che falso
Io voterò NO e sono assolutamente convinto che la Costituzione vada modificata.
SI PUO’ CAMBIARE IN PEGGIO E QUESTA RIFORMA LO FA !
La politica ha parlato dell’urgenza di riformare il bicameralismo per più di trent’anni senza farlo. Se questa riforma non passa dovremo aspettare molti anni ancora. Quindi votare NO significa votare per lo status quo.
Proviamo a restare sul merito: meglio la riforma o altri trent’anni di status quo?
Dirò solo che qui, in questo parlamento, di democraticamente eletto non c’è proprio nessuno. E arrogarsi il diritto di riformare la costituzione senza un mandato popolare è tutto fuorché democratico.
E sono sicuro di essermi spiegato. Renzi ha avuto mandato dal presidente della Repubblica. Un Presidente che è stato VERGOGNOSAMENTE rieletto dallo stesso parlamento che ha poi formato un governo che non è espressione di nessun voto popolare.
Buongiorno. La sua considerazione ci riporta al tema della legge elettorale e delle riforme in discussione: quello che lei definisce “un Parlamento non democraticamente eletto” è quanto prodotto dalla precedente legge elettorale, che consentiva il crearsi di situazioni di stallo quale quella verificatasi nel 2013. Certo concorderà sul fatto che le condizioni del Paese e la crisi internazionale non consentissero un periodo di “vacanza governativa” seguita dalla convocazione di nuove elezioni. D’altronde, l’Italia è (e resterà, con le riforme votate) una Repubblica parlamentare: di conseguenza, il Presidente della Repubblica affida il mandato per la formazione del Governo al rappresentante della forza politica che riesce – intorno ad un programma – a raccogliere la maggioranza del Parlamento. E questo è quanto è successo. Nel programma dell’attuale Governo (ma anche del precedente) la riforma elettorale e quella della Costituzione erano chiaramente indicate, e il voto della maggioranza del Parlamento a favore di queste riforme è legittimo e il linea con quanto previsto dalla stessa carta costituzionale. Ora i cittadini potranno – grazie alla convocazione del Referendum confermativo – approvare a loro volta le modifiche alla Costituzione, o rinviarle alle Camere.
Perdoni ma NO, nella sua risposta vi sono una serie di imprecisioni e/o omissioni ,volute ? :
1. una Repubblica parlamentare compiuta è laddove il Parlamento discute e vota le leggi e il signor Renzi con l’abuso di una prerogativa “il voto di fiducia” ha esautorato il parlamento del potere legislativo !
2. questa riforma rende il Parlamento “non servibile” visto che la maggioranza dei seggi è in mano a chi esprime il governo ; quindi il parlamentarismo è solo di facciata
3. la sentenza della Corte Costituzionale ( è bene leggerla TUTTA non solo la parte che fa comodo ) che rende incostituzionale il Porcellum afferma CHIARAMENTE che questo Parlamento è legittimato a rimanere fino a scadenza SOLO per “la normale amministrazione” quindi è esclusa la modifica della Costituzione ( leggetevi gli ultimi capoversi della sentenza )
A voi del SI manca una visione a 360 gradi delle conseguenze di questa riforma ! prendete un capoverso alla volta e lo valutate…………un gravissimo errore di superficialità e miopia sociale.
1. E’ l’attuale assetto istituzionale che impone il frequente ricorso alla questione di fiducia. Infatti i governi precedenti facevano uguale. La riforma serve anche a superare questa anomalia.
2. Parlamentarismo non significa necessariamente governo debole e di breve durata.
3. Se questo parlamento non fosse legittimato a modificare la Costituzione, sarebbe bastato un ricorso per invalidare la riforma. Il ricorso non è stato nemmeno paventato, proprio perché la forma è stata rispettata. Quanto alla sostanza, abbiamo una riforma, possiamo approvarla o respingerla. Facciamolo ragionando sui contenuti.
nella cabina elettorale ognuno vota come meglio crede ma se una associazione decide di prendere una posizione democraticamente con molto tempo spesso per fare i congressi anche delle sezioni più piccole, dovete farvene una ragione, che era peer il sì doveva farsi avanti prima o meglio inutile fuori dalla sala esprimersi per il sì e poi davanti al Presidente Smuraglia votare a favore per il no, questo non vi fa onore ne come iscritti all’Anpi e nemmeno come iscritti al Partito Democratico
Buongiorno, forse non ha colto lo spirito di questa lettera e la invito a rileggerla. Non ne facciamo una questione di voto in cabina elettorale o di una presa di posizione legittima di una associazione. Quello che non consideriamo democratico e quindi non rispondente ai principi e valori fondanti dell’ANPI è ad esempio il non ammettere che chi è per il ‘sì’ organizzi iniziative pubbliche, o il diffidare ai probiviri tre dirigenti ANPI regionali per essersi schierati a favore del SI al referendum.
E’ ovvio che nelle opportune sedi sia stata affrontata la discussione, ma pur con tante voci contrarie il presidente Smuraglia ha posto le sue condizioni. I partigiani hanno lottato e sono morti per la nostra libertà, questa linea invece limita la libertà di opinione dei propri iscritti.
In questo caso limita la mia, la prossima volta, chissà, potrebbe toccare a lei. Buona giornata, Carla Rimondi