Virginio Merola dovrà porre al centro del suo programma per il secondo mandato i grandi progetti metropolitani di trasformazione territoriale: il potenziamento dei flussi dell’asse complanare, allungato fino ad Ozzano in entrambi i sensi di marcia, e la sua copertura con galleria artificiale per eliminare gli impatti da rumore e da polveri e per ricollegare due parti di città; il completamento della viabilità Est-Ovest a nord di Bologna, per ridurre il traffico in tangenziale; la realizzazione di un collegamento tranviario che sfrutti il corridoio di SFM 6, per collegare FICO, i nuovi insediamenti previsti e già esistenti in prossimità, il parcheggio Michelino, la Fiera, il Tecnopolo, l’ITS “Aldini-Valeriani”, il CNR ed il nuovo polo universitario, la Sede comunale e la Stazione FS con un prolungamento fino al centro città possibilmente sulla via Indipendenza.
È sull’obiettivo di destinare a questi progetti quanto più possibili dei 1.280 milioni previsti per il Passante che la nuova amministrazione dovrà impegnarsi.
Sono proposte di grande respiro a scala metropolitana, che possono ridisegnare la città con un grande progetto che deve stare alla base del nuovo Piano Strategico Metropolitano: il potenziamento della complanare e la sua copertura vanno intesi in una visione innanzitutto urbanistica, al fine di ricucire e mettere in continuità tutta quella fascia urbana ora separata dalla tangenziale, dando così forma concreta a quanto già previsto dal PSC vigente: “la città della tangenziale: da grande barriera a cerniera”; il Tram per collegare fra loro, con la città esistente e la rete del Servizio Ferroviario Metropolitano, le nuove centralità d’importanza vitale per il futuro ed ruolo di Bologna anche a scala regionale.
Si tratta di progetti che rappresenterebbero casi di studio e di riferimento per tutto il Paese, ridando a Bologna quella centralità che aveva avuto in passato. E che rilancerebbero il settore delle costruzioni e della economia in generale. Bologna anticiperebbe cosi la direttiva europea “No Net Earth Take”, trainando il settore imprenditoriale delle bonifiche di aree brown.
È in questo modo che Bologna può puntare su uno sviluppo che non consumi ambiente, ma lo rigeneri.
Perdavvero Urbanistica, 15 febbraio 2016